Intanto –da poche ore– la mamma della mia amica ha deciso di andarsene a scoprire la libertà in qualche altro mondo, oppure la pace (chissà cosa avrà trovato di bello!); io sono a Firenze, imprigionata dal miracolo costante delle sue infinite meraviglie.
Seduta di fronte al Duomo, mi sento invasa dalla bellezza irresistibile di ogni angolo, punto e contrappunto, colore, effetto… creati per ringraziare Dio per il magnifico dono dell’arte, la gioia pura di plasmare il proprio talento e l’impronta in un’opera eterna. E piango. Per lei che non ha voluto vederlo. Per me che non uscirò mai da questo incanto.
Cammino con la paura di avanzare e spingere il tempo a correre veloce. Devo tornare indietro subito per ricominciare la giornata dalla mattina. Ripetere i passi, il pianto, la dismisura, le chiacchiere al mercato e la spesa, e la sorpresa di non sorprendermi attraversando la città con le braccia cariche di frutta e verdura come se fossi una delle tante cittadine fiorentine, non importa quale, ma comunque una che rimarrà, che non ripartirà.
Del mercato ho presso la festa agitata e, parlando con delle persone che ci lavorano tutti i giorni ho condiviso la loro stanchezza del corpo, lo svegliarsi prima dell’alba, il rigore del lavoro, e anche la loro certezza di sapersi nel posto giusto, di non avere nè volere un’altro destino.
A Elisa, che merita il meglio del mondo, ho voluto offrire tutto questo per ringraziarla e celebrarla. Dia anche Lei un’occhiata a Firenze, Eli, la prego, perché dall’alto forse si fa volere più bene di quanto gliene voglio io attraversandola. Le dia un’occhiata e si goda il tutto, che non è mai troppo tardi per fare una passeggiata al Duomo, al mercato, al fiume. Non è mai tardi, Elisa, perché Firenze aspetta. Aspetta sempre, per abbracciarci e coccolarci, per viziarci e non lasciarci andare via. Si permetta questa gioia.
Anch’io le voglio bene, Eli, e le ne ho voluto molto… Mi mancherà, ci mancherà, e mancherà anche a Firenze se non la visita adesso, dopo che io le ho raccontato tante belle cose di lei.
Ciao Eli, ci rivedremo un giorno e mi racconterà l’esperienza. Chissà che io non possa tornarci presto, e, camminando di sera con ancora il freddo che allontana il rumore dei milioni di turisti, possa saperlo direttamente da qualsiasi dei suoi muri, avvicinandovi l’orecchio e il cuore. Ci sarò attenta. Camminerò sfiorandoli.
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)