Ciclo de clases de cocina – comienzo 7 de septiembre

Ciclo de clases de cocina – comienzo 7 de septiembre

Estimados amigos,

Con gran alegría los invito al ciclo de clases de cocina que comenzaré este 7 de septiembre.

Aprenderemos recetas saludables, gluten free y deliciosas!! Compartiremos un agradable momento y comeremos muy rico.

Los espero el 7 de septiembre, compartan esta invitación con su familia y seres queridos. Regalen clases de cocina!! Uno de los mejores regalos del mundo.

Para información y reservas: marisabergamasco@cocinayletras.com Celular: 15 6501 7480

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Marisa Bergamasco
(Aficionada a la escritura, al buen cocinar y al buen comer y a los buenos y grandes cariños, de profesión agente de viajes, soñadora de vocación, por siempre…)

Torta della nonna. Lab Noon blog’s birthday. Congratulations!

Torta della nonna. Lab Noon blog’s birthday. Congratulations!

English Version | Italian Version

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To celebrate the first anniversary of Saghar Setareh’s blog Lab Noon (noon means bread in Persian language), I have prepared a pie called “torta della nonna” to take it to the party.

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It will be a virtual party to which were invited not only their followers but also  food bloggerslike myself. Thus I will be happy to attend this universal party  sharing a recipe from my blog cocinayletras
Other colleagues attending this party: Caroline from Foodistan, Celeste from Celeste Cucina, Aysegul from Foolproof Living, Neda from mykitchenkiosk, Natasa from My daily sourdough bread, Claudia from Gourmet Project, Barbara from La Panificatrice Folle, Alice from Rustica Retro, Christine from Vermilion Roots, Kreetta from gretchen gretchen.

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It is also a great opportunity to resume writing in Italian, something I was not able to do for a while. And then, for the first time, the text has been translated into English, so that Saghar´s followers can understand it. This perhaps will turn my blog officially bilingual in a near future.

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Born in Tehran, Saghar studied Grafic Design and lives in Rome since 2007. Her food blog Lab Noon is a finalist in the 6th Annual SAVEUR Blog Awards! From a record-breaking pool of nearly 50,000 submissions, it was selected as one of top six contenders in its category: Best Special Interest.

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Happy Birthday Lab Noon, and congratulations Saghar! Thanks for using food as a way to bring people together and create new opportunities in every way.

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I will take the torta della nonna, a pie with an imprecise origin, although many say it has become part of the Florentine cuisine. Torta della Nonna (Grandma’s Pie) is a delicious and delicate pie made with a soft shortcrust pastry and filled with plenty of thick Italian custard; here is the success of this cake, there is no sweet containing custard that doesn´t taste great, right?

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Find below my healthy version recipe (gluten free, dairy free) of this lovely cake “torta della nonna”.

Congratulations Lab Noon!

Torta della nonna (gluten free, dairy free)
Ingredients: (serves 6)
For the dough:
75 g tapioca starch
70 g corn starch
130 g sweet rice flour
1 1/2 teaspoons baking poder
1 egg
100 g organic sugar
pinch of salt zest of 1 lemon
65 ml olive oil
chopped almonds as required

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For the custard:
3 egg yolks
1 can coconut milk (400 ml)
120 g organic sugar
20 g corn starch
1 teaspoon vanilla extract
zest of 1 lemon

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Directions:
For the dough:
Lightly spray a 7 7/8 inch tart pan with cooking spray or olive oil and put it into the freeze until needed.

Mix in a bowl the tapioca starch, corn starch, sweet rice flour, baking powder and salt. Reserve. In a another bowl beat the sugar and olive oil. Add the egg and lemon zest and continue beating until the mixture stays velvety.

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Add the dry ingredients to the wet ones and knead until it is a workable dough. Shape the dough into a ball, cover with plastic wrap and place in the refrigerator for half an hour.

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Remove the dough from the refrigerator and roll it out on a lightly floured surface. Use ¾ parts of the dough to line a 7 7/8 inch tart pan.

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Pour the custard into the tart case and cover with a thin layer of remanent dough. Brush the surface with milk, water or an egg white.

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Add the chopped almonds and press with your fingers to stick them to the crust.

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Bake for 45-50 mins or until just set. Remove from the oven and leave to cool completely. Sprinkle with powdered sugar before serving.

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For the custard:
Making the custard:
Beat egg yolks and organic sugar. Add corn starch and lemon zest and continue beating until mixture is pale.

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Add coconut milk.

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Cook over a double boiler, stirring constantly until custard thickens. Add the vanilla extract when cooking is completed, off the heat. Leave to cool before using.

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Marisa Bergamasco
(Fond of writing, good food and good eating, and also great big loves, travel agent by profession and a dreamer by choice… forever)

Italian Version
Torta della nonna. Compleanno del blog Lab Noon. Tanti auguri!

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Per celebrare il primo compleanno del blog di Saghar Setareh, chiamato Lab Noon (noon significa “pane” in lingua Persiana), ho preparato la torta della nonna per portarla alla sua festa.

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Sarà una festa virtuale a cui siamo stati invitati non solo i suoi lettori ma anche i food bloggers come me. Quindi parteciperò con tantissimo piacere a questa grande festa universale con il mio lavoro di cocinayletras.
Ci saranno anche altre colleghe tra cui Caroline di Foodistan, Celeste di Celeste Cucina, Aysegul di Foolproof Living, Neda di mykitchenkiosk, Natasa di My daily sourdough bread, Claudia di Gourmet Project, Barbara di La Panificatrice Folle, Alice di Rustica Retro, Christine di Vermilion Roots, Kreetta di gretchen gretchen.

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È un’occasione altrettanto ottima per riprendere la scrittura in italiano che da un tempo non ero più riuscita a fare. E poi, per la prima volta, ci sarà la traduzione del testo all’inglese, affinché gli invitati di Saghar lo possano capire. Questo forse renderà il blog formalmente bilingue in un futuro non troppo lontano.

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Nata a Tehran, Saghar ha fatto gli studi di Grafica e abita a Roma dal 2007. Il suo blog di cucina, Lab Noon, è stato uno dei blog finalisti nella 6° edizione di SAVEUR Blog Awards, premio internazionale e pregiatissimo nel mondo del food blogging. Tra più di 50.000 segnalazioni, Lab Noon è stato uno dei primi 6 candidati nella sua categoria: “Best Special Interest”

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Buon compleanno Lab Noon, e tanti auguri Saghar! Grazie per usare il cibo (copio le parole di Saghar) come una scusa per avvicinare le persone e creare nuove opportunità da condividere.

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Mi presenterò con la torta della nonna, un dolce dall’origine impreciso, anche se molti affermano è diventato parte della cucina tipica fiorentina. La torta della nonna è un delicato dolce composto da un involucro di pasta frolla che nasconde un ripieno di golosa crema pasticcera: ecco il successo di questo dolce, non ne esiste uno che la contenga che non sia buono, vero?

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Vi lascio la ricetta della mia versione salutare (senza glutine, senza latticini) della torta della nonna.

Auguri Lab Noon!

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Torta della nonna (senza glutine, senza latticini)
Ingredienti:
Per l’impasto:
75 g. di fecola di tapioca
70 g. di amido di mais
130 g. di farina di riso glutinoso
(si chiama così non perchè contenga glutine, ma perché deriva da una qualità di riso molto colloso)
1 ½ cucchiaini di lievito in polvere (per dolci)
1 uovo
100 g. di zucchero biologico
un pizzico di sale marino
scorza grattugiata di un limone
65 ml d’olio d’oliva
mandorle tritate q.b.

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Per la crema pasticcera:
3 tuorli
1 lattina da 400 g di latte di cocco
120 g. di zucchero biológico
20 g di amido di mais
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
scorza grattugiata di un limone

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Preparazione:
Per l’impasto:
Ungere con olio d’oliva una tortiera di 20 cm di diametro e lasciarla nel frigo fino al momento di utilizzarla. Mettere in una ciotola la fecola di tapioca, l’amido di mais, la farina di riso glutinoso, il lievito e il pizzico di sale. Mescolare bene tutto e riservare. In un altro recipiente versare l’olio d’oliva e lo zucchero biologico. Battere energicamente. Aggiungere l’uovoe la scorza grattugiata del limone e continuare a battere finché diventa una crema vellutata.

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Aggiungere gli ingredienti secchi a quelli umidi e impastare fino ad ottenere un panetto.

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Avvolgere la pasta frolla nella pellicola trasparente e farla riposare in frigo per mezz’ora prima di utilizzarla.
Ritirarla dal frigo e stendere ¾ dell’impasto nella tortiera.

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Farcirlo con la crema pasticcera.

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Ricoprire con uno strato sottile di impasto rimanente. Sigillare bene e spennellare la superficie della torta con del latte, dell’acqua o con un po’ di albume.

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Distribuire le mandorle tritate su tutta la superficie, premendo leggermente con le mani per farle aderire alla pasta frolla.

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Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 45-50 minuti.

Trascorso il tempo necessario, estrarre la torta dal forno e lasciar raffreddare. Prima di servirla spolverizzare la superficie con abbondante zucchero biologico al velo.

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Crema pasticcera:
Procedere in modo simile alla crema pasticcera normale: unire tuorli e zucchero e montare leggermente. Poi unire l’amido di mais, la scorza grattugiata del limone ed il latte di cocco.

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Amalgamare bene e passare sul fuoco a bagnomaria lieve, iniziare a far cuocere lentamente rimestando sempre con una frusta fino a che non sarà cotto e si sarà addensata al punto giusto. Infine, fuori già dal fuoco, aggiungere l’estratto di vaniglia e mescolare. Lasciar raffreddare prima di utilizarla.

CUSTARDTORTA DELLA NONNA-36_tnRMarisa Bergamasco
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)

Parole di Natale. Gli oggetti cari…

Parole di Natale. Gli oggetti cari…

Versione Italiano | Versión Español 

buon-nataleNella lezione d’italiano abbiamo appena letto un testo dell’autore Corrado Alvaro che racconta la storia di un rubino di valore inestimabile. Era stato perso da un principe indiano, che l’aveva lasciato sul sedile posteriore di un taxi, e trovato poi per caso da un emigrante che, tornando in Italia, prese lo stesso taxi per andare al porto.

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Nonostante da quel momento il rubino fosse stato cercato persino dagli agenti investigativi, non fu mai stato trovato. D’altra parte, l’emigrante, privo d’istruzione e credendolo non altro che un semplice oggetto portafortuna, continuò a fare la sua misera vita nel suo paese ma lo conservò gelosamente per molto tempo. In parole dell’autore: “…era uno di quegli oggetti senza utilità, che rimangono tutta la vita con noi, di cui nessuno ha la forza di disfarsi, e che finiscono a diventare compagni di vite intere se non di intere generazioni…”

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Conserva lei un oggetto di questo tipo?
Siamo a Natale. Periodo quasi obligato per molti di noi a fare memoria, una festa legata ai ricordi personali. A volte felici, a volte non tanto…
Spesso mi scopro pensando alla mia nonna e, quando mi sveglio da quel pensiero, mi rendo conto che un sorriso dolce mi apre leggermente le labbra e che anche i miei occhi –persi ancora nel tempo in cui lei fu il mio grande prodigio– riescono a sorridere. Tempi d’infanzia. Tempi determinanti per formare il carattere di ognuno di noi e per la creazione e lo sviluppo dei ricordi sia dei più amati che di quelli non stimati affatto. Comunque, dalla memoria di quei tempi, ritorneranno quegli episodi che diventeranno più vividi e ricorrenti man mano gli anni ci faranno fisicamente invecchiare e, al tempo stesso, ci avvicineranno mentalmente ai nostri primi anni di vita.

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Infatti, è di lei che vi voglio parlare.
Mia nonna aveva un orologio da polso che usava soltanto per andare alla messa; non lo adoperava in nessun’altra occasione. Era il suo unico gioello e quella era per lei la situazione più meritevole e importante per usarlo. Un orologio da corda, che richiedeva un’affettuosa e costante cura per garantirne il funzionamento continuo. Cura che lei dimenticava e che, dunque, indossava come se niente fosse, con l’ora fissa, facendo finta di guardarla, e la gloria in alto per essere riuscita durante la sua lunga vita a comprarsene almeno uno. Era un orologio da vantarsene.

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Adesso me ne vanto io. Perché funciona ancora –ha detto l’uomo dell’orologeria– anche se nemmeno io mi occupo di dargli corda. Quindi, l’ora è ancora fissa da allora. Chissà quale momento vuoto, completamente piccolo, oppure che intimo scintillio hanno testimoniato quei minuti precisi…

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Io conservo il tutto: l’orologio, la corda inerte, il patrimonio e il privilegio di quell’ora ferma nel tempo di mia nonna. E i ricordi. E il sorriso.
A mia nonna!

Vi auguro un Buon Natale, dei dolci ricordi e tante belle cose!

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Marisa Bergamasco
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)

 Mensaje de Navidad. Los objetos queridos…

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He leído recientemente, en clase de Italiano, un texto del autor Corrado Alvaro que cuenta la historia de un rubí de valor inestimable. Olvidado por un príncipe indio en el asiento posterior de un taxi, fue encontrado luego por un emigrante italiano que, regresando a su país, tomó el mismo taxi para llegar hasta el puerto.

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Pese a la inmediata búsqueda del preciado rubí hasta por los agentes de investigación, nunca fue hallado. Por otra parte, el emigrante, creyéndolo apenas –por su falta de educación– un simple objeto portafortuna, continuó en su país con su mísera vida, conservándolo celosamente durante largo tiempo. En palabras del autor: “…era uno de aquellos objetos sin utilidad, que permanecen toda la vida con nosotros, de los cuales ninguno tiene la fuerza de deshacerse, y que terminan conviertiéndose en conpañeros de vidas enteras sino de enteras generaciones…”

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Conserva usted un objeto de este tipo?
Estamos en Navidad. Período casi obligado para muchos de hacer memoria. Fiesta ligada a los recuerdos personales. A veces felices, a veces no tanto…
Me sorprendo a menudo pensando en mi nona. Cuando despierto, advierto una sonrisa dulce que me abre ligeramente la boca y que incluso mis ojos –perdidos aún en los días en los que ella fue mi gran prodigio– logran sonreir. Tiempos de infancia. Tiempos determinantes para formar el carácter de cada uno de nosotros, y para la creación y el desarrollo de los recuerdos más amados así como de los menos queridos.
De cualquier manera, de la memoria de esos tiempos regresarán los episodios –felices o no tanto– que se tornarán más vívidos, reiterados y venerados a medida que los años nos envejezcan físicamente y, al mismo tiempo, mentalmente, nos acerquen a los primeros años de nuestra vida.

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Por ello hablaré de mi nona.
Mi nona tenía un reloj que nada más usaba para ir a misa. Para ninguna otra ocasión. Era su única joya y aquél el evento importante y más digno para usarlo. Un reloj a cuerda, que requería un cuidado periódico para garantizar su funcionamiento. Cuidado que ella olvidaba y que, sin reparar en ello, lucía como si nada, con la hora fija, disimulando leerla, y con la gloria bien en alto de haber accedido durante su larga vida al menos a comprar uno. Reloj para presumir.

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Ahora el orgullo es mío. Porque todavía funciona –dijo el relojero– a pesar de que yo tampoco me ocupe de darle cuerda.
La hora fija de entonces.
Quizá qué momento vano, completamente pequeño, o qué íntimo destello han testimonado esos precisos minutos…

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Lo conservo todo: el reloj, la cuerda inerte, el patrimonio y el privilegio de aquella hora detenida en su tiempo. Y los recuerdos. Y la sonrisa.
Por mi nona!

Le deseo una Feliz Navidad, dulces memorias y tantas cosas lindas!

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Marisa Bergamasco
(Aficionada a la escritura, al buen cocinar y al buen comer y a los buenos y grandes cariños, de profesión agente de viajes, soñadora de vocación, por siempre…)

Torta miascia lombarda. Dolce d’autunno…

Torta miascia lombarda. Dolce d’autunno…

Letras | Cocina 

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Ho voluto scegliere la torta miascia lombarda, sebbene non sia proprio bergamasca, per ringraziare con qualche ricetta dolce –sempre le mie preferite – i miei amici di Bergamo, città vecchia, bella ed elegante, per le splendide giornate passate insieme e i luoghi ugualmente fantastici che mi hanno permesso di scoprire.

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Questa ricetta d’oggi mi è stata passata appunto dal mio professore d’Italiano. Con lui condividiamo ricette e tanti altri interessi, oltre alla lingua del Dante e all’amore per l’Italia che nessuno dei due ormai è in grado di mantenere nascosto, anzi, troviamo spesso l’occasione di proclamarlo ai quatro venti…

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Torno al discorso su Bergamo. Essendo Bergamasco il cognome della mia famiglia e, quindi, anche il mio sono sicura che non è stato per caso che io ci sia arrivata poco tempo fa e che mi siano sinceramente piaciute non solo la città, ma sopratutto la sua gente. Dicono del cognome Bergamasco che sia tipico del settentrione, delle zone situate tra il Piemonte e la Lombardia, che derivi dall’etnico di Bergamo, indicando che il capostipite fosse probabilmente originario di quel toponimo, oppure che ne avesse a che fare.

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Nonostante i miei avi siano venuti in Argentina partendo dal Piemonte, specificamente da Torino e da Cuneo, mi considero anche un po’ lombarda dal momento in cui, a partire dalla traccia di quel primo Bergamasco, ho formato in quella terra una vera famiglia di amici, di cognomi e città diversi ma con la stessa generosità di spirito.

Sparsi da Milano a Orzivecchi, ringrazio l’affetto e la dolce compagnia –così necessaria quando si sta fuori casa– che ricevo come un regalo unico da Elizabeth di Milano, Laura e Demetrio di Bergamo, Oscar di Orzivecchi, la sua famiglia e i suoi amici, e in anticipo da quelli nuovi che sono entusiasta di conoscere prestissimo, nel mio viaggio per partecipare all’Agri Travel & Slow Expo di Bergamo.

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La torta miascia, però, pare che sia nata nella zona del lago di Como. Un dolce prettamente autunnale, definito il dolce dei poveri, consumato a volte in sostituzione del pasto piuttosto che come merenda.

Preparata con pane raffermo (pan poss, in dialetto) è una torta alla quale si aggiungono frutta secca e frutta fresca. Quasi tutti i dolci poveri venivano una volta fatti con la frutta per sopperire alla mancanza di zucchero che nel passato era comune tra le persone meno abbienti. La frutta, inoltre, rende questo dolce anche più salutare. Comunque, ne ho usati tutti e due. A me piace mangiare salutare, ma poi dovrà essere per forza anche un piatto molto molto saporito.

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Nella ricerca di una versione che contenga il meno glutine possibile il tipo di pane impiegato in questa ricetta è uno integrale multicereali, un pane fatto con le farine integrali bio (non gluten free ma molto più salutari della farina bianca) e con l’aggiunta di semi di lino, sesamo e girasole sia all’interno sia sulla superficie. Per evitare anche l’uso del latte vaccino in questo caso ho provato a utilizzare il latte di cocco, ed è venuta buonissima! Il tipo di pane è molto importante. Sarà l’ingrediente principale che darà gusto al nostro dolce e da cui dipenderà anche la quantità di latte che si dovrà impiegare. Anzi, nel passato si usava fare la torta miascia con il pane integrale ai cereali, perché per fortuna i nostri nonni a quell’epoca non avevano vissuto i profondi cambiamenti che, almeno negli ultimi 50 anni, hanno interessato l’uso di un tipo di frumento ibrido per rendere l’agricoltura più produttiva, e che però, al tempo stesso, ha peggiorato la qualità originale di questo grano millenario.

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Mi creda, non si pentirà di provare la mia versione della miascia fatta in Argentina. La sua famiglia gradirà di cuore avere in tavola un dolce goloso e addiritura salutare!

A tutti voi, amici Lombardi! E a Laura e Demetrio la franca promessa di presentare in una prossima entrata la specialità dolce della città di Bergamo: polenta e osei, la loro polenta dolce con sopra gli uccelletti di cioccolata o marzapane. Un dolce molto simpatico!
Grazie mille dell’affetto! Godetevi la ricetta d’oggi e preparatela! Fatemi sapere, però, come vi è venuta!

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Torta miascia lombarda

Ingredienti: (per uno stampo grande di 28 cm di diámetro)
300 gr di pane raffermo (integrale multicereali)
400 ml di latte di cocco
100 ml di acqua bollente
100 gr uvette
2 uova
200 gr zucchero biológico
50 gr di miele
2 mele
2 pere
1 grappolo d’uva
la scorza grattugiata di un limone
un ciuffetto di aghi di rosmarino
50 ml d’olio d’oliva 2 cucchiai di farina gialla
1 ½ cucchiai di amido di mais

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Preparazione:
Tagliare a dadini il pane raffermo e versarlo in una ciotola, aggiungere il latte di cocco e l’acqua bollente e lasciarlo ammorbidire per circa un’ora. L’acqua bollente sará necessaria perché il pane integrale multicereali è più denso del pane bianco e poi, il latte di cocco, non è tanto liquido come quello vaccino, quindi si deverà aggiungere dell’acqua calda finché il pane sarà imbevuto a sufficienza (un pò alla volta, non deve risultare un impasto troppo liquido).

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Intanto preriscaldare il forno a 190 °C. Ungere lo stampo con un po´d’olio d’oliva o foderarlo con carta da forno (nel mio caso ho uttilizzato vari stampi più piccoli. Comunque le quantità indicate bastano per una tortiera grande. Tagliare le mele e le pere a fettine sottili, tagliare a metà le uve e rimuoverne i semi (riservare un quarto della frutta a pezzetti per la decorazione).

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Una volta il pane sia ammorbidito aggiungergli la frutta ed il resto degli ingredienti: le uvette, le uova, lo zucchero, il miele, la scorza di limone, l’olio d’oliva e le farine bianca e gialla. Amalgamare il tutto delicatamente.

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Versare il composto nella tortiera e livellare la superficie. Decorare con della frutta tagliata e cospargere con un filo d’olio d’oliva, gli aghi di rosmarino e dello zucchero. Cuocere per 50 minuti circa o fino a completa doratura.

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Sfornare e lasciare riposare. Si può mangiare tiepida, poco dopo averla estratta dal forno, ma è ottima anche ben fredda, messa al frigorifero per qualche ora e tolta dieci minuti prima di essere servita.

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Alla prossima!

PS: La prego, vada in cucina, condivida quel tempo in famiglia, si goda il toccare e assaporare ogni ingrediente, e mi racconti dopo l’esperienza unica di consumare con i vostri i piatti preparati insieme!

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Marisa Bergamasco
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)

Brutti e buoni e gluten free. Voglia d’Italia!

Brutti e buoni e gluten free. Voglia d’Italia!

Letras | Cocina

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img_3135Sí, ho sempre voglia d’Italia… Gliel’ho detto ormai tante volte, vero? Ieri ho fatto i brutti e buoni, la cui origine lombarda, mentre ci pensavo in cucina, mi permetteva di sognare nelle mie origini piemontesi. E poi –o prima– perché sono buoni, e sostanzialmente, senza il glutine che molti di noi tentiamo di non consumare.

img_3596A proposito di glutine, poche settimane fa ho ricevuto con grande piacere (e ne ho già fatto dei commenti in una recente entrata) la notizia stupenda del Gluten Free Fest che si svolge a Perugia da 3 anni con straordinario successo. Complimenti! Che in un paese come l’Italia, la cui dieta è basata sui derivati del grano, si comincino a organizzare questo tipo di eventi vuol dire che l’intolleranza alla proteina contenuta nel glutine, una proteina a sua volta contenuta nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro, nel kamut ed in altri cereali minori, si sta verificando come una patologia complessa che colpisce un alto numero di persone. L’intolleranza al glutine infatti genera decisamente gravi danni alla mucosa intestinale quali l’atrofia dei villi intestinali.

img_3508Ideato e organizzato dall’Agenzia Sedicieventi con il patrocinio dell’Associazione Italiana Celiachia, il Gluten Free Fest è il più grande evento italiano dedicato al senza glutine. Nasce dalla constatazione che in Italia, chi è intollerante al glutine si trova spesso in difficoltà ogni qual volta deve, per necessità o per piacere, consumare un pasto fuori dalle mura domestiche. Per affrontare attualmente quest’intolleranza occorre escludere dal proprio regime alimentare alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza e questo implica un forte impegno di educazione.

img_3590Sempre più studi, svolti in varie università del mondo, stanno confermando quanto il glutine faccia male all’organismo umano. Esso, però, non è il nemico dei soli celiaci. Molte persone, pur non mostrando i sintomi ed i danni caratteristici della celiachia, presentano uno stato di infiammazione intestinale e generale riconducibile proprio all’introduzione quotidiana di alimenti più comuni come pane, pasta, pizza, biscotti. I ricercatori la chiamano intolleranza al glutine e si stanno rendendo conto che sempre più persone ne sono colpite.

img_3576In questi studi, quello che viene fuori, è che i soggetti sani, che non soffrono di celiachia, a cui viene richiesto di non mangiare cibi contenente glutine per un certo periodo, presentano indici infiammatori molto più bassi di prima o addirittura nulli. Il dato più sorprendente però, è che questi soggetti, una volta terminato lo studio, continuano spontaneamente a evitare il glutine. Hanno ammesso di sentirsi molto meglio, con più energia, senza gonfiori intestinali, senza dolori articolari, con migliorata concentrazione mentale e un ritrovato senso di benessere generale.

img_3548cocinayletras aderisce quindi a coloro che fanno mille impegni per diffondere l’idea salutare di una dieta senza glutine, ormai tanto più fattibile di prima grazie alla quantità e qualità importante di farine diverse dal sapore buono offerte nei negozi alimentari (più in Italia che nel mio paese, purtroppo) per sostituire la farina bianca. Ci aderisce e, come loro, si impegna costantemente preparando delle ricette che non lo contengano. Tra cui, appunto, i brutti e buoni. Ecco la mia versione. Li ho fatti utilizzando il miele al posto dello zucchero, che rende i biscotti ancora più brutti ma, mi creda, molto più buoni e cento per cento salutari!

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Brutti ma buoni con miele all’arancia

Ingredienti: (per 16-18 biscotti circa)
200 gr. di nocciole
180 gr. di miele biológico
125 gr. di albumi (3 albumi grandi)
1cucchiaino di scorza d’arancia
1cucchiaino di essenza di vaniglia

img_3139img_3412img_3416Preparazione:
Spellare le nocciole mettendole per pochi minuti nel forno preriscaldato a circa 160°. Toglierle dal forno e trasferirle in un barattolo di vetro. Chiudere il tapo e scuoterle fino a quando –sebbene non tutte– molte perderanno la pellicina che le ricopre.

img_3381img_3384img_3389img_3392Una volta spellate passarle al mixer –alcune di esse rimarranno solamente spezzettate.

img_3431Montare gli albumi a neve fermissima. Incorporare la scorza d’arancia e l’essenza di vaniglia. Poi versare il miele in un pentolino. Mettere sul fuoco e portare a bollore fino a raggiungere i 121°, cioè quando prelevando con un cucchiaino un po’ di sciroppo e immergendolo velocemente in un bicchiere di acqua molto fredda tra le dita si può formare una pallina morbida. Versare il miele sugli albumi, mettere le fruste alla massima velocità e montare quasi sino a raffreddamento. Incorporare quindi con molta cura le nocciole tritate, mescolando delicatamente in modo da non smontare gli albumi.

img_3445Trasferire il composto in un tegame dal fondo non troppo sottile e mettere sul fuoco a fiamma bassissima. Cuocere rigirando delicatamente con un cucchiaio di legno fin quando l’impasto cambierà colore diventando dorato e tenderà a formare una leggera patina sul fondo. Lasciare riposare alcuni minuti.

img_3457Prelevare piccole porzioni di impasto con un cucchiaino e formare mucchietti su una o più placche rivestite con la carta da forno.

img_3474Cuocere in forno preriscaldato a 165 °C per circa 15 minuti, finché i brutti ma buoni risulteranno asciutti.

Godeteli con un te, un caffé, un vino dolce o un bel liquore!!!

img_3546Marisa Bergamasco
(Affezionata alla scrittura, alla buona cucina, al mangiare bene e ai buoni e grandi affetti, agente di viaggi di professione, sognatrice di vocazione, per sempre…)